La grande festa della Pasqua ebraica

Venerdi, 23 Mar 2018, 13:14

Oggi, al POLO PER L'INFANZIA DEL BAMBINO GESÙ, i bambini e le bambine hanno potuto rivivere in prima persona la rievocazione della Pasqua ebraica come nella cena conviviale che precedette la liberazione dalla schiavitù in Egitto.

Il libro dell’Esodo e alcuni documenti ritrovati nelle piramidi egiziane testimoniano che attorno al 1250 a.C. gli Ebrei erano schiavi in Egitto, costretti dal faraone a fabbricare mattoni per costruire le città di Pitom e Ramses.

Fu in questo periodo che sotto la guida di Mosè riuscirono a liberarsi e, dopo aver attraversato il deserto, finalmente raggiungere la Terra Promessa: la Palestina

La fuga dall’Egitto avvenne in primavera, proprio nel periodo in cui si celebravano le grandi feste dei pastori e degli agricoltori.

Fu così che gli Ebrei, giunti in Palestina, congiunsero queste due feste in un’unica grande celebrazione a cui attribuirono il nuovo significato di ricordare il grande avvenimento della liberazione dall’Egitto (Esodo) per affermare che in ogni tempo Dio si dà da fare per liberare il suo popolo da ogni forma di schiavitù.

Anche i singoli riti delle due feste vennero mantenuti, ma ad essi si attribuì un significato diverso e pertanto: le erbe amare a memoria dell’amarezza della schiavitù, i fianchi cinti e i sandali ai piedi i preparativi per la fuga; il pane azzimo la fretta della fuga per cui non c’era tempo di lasciarlo lievitare.